CARLO BO. LA MEMORIA VIVE A SESTRI LEVANTE

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"La letteratura è stata davvero per me,
da un certo momento, la vita stessa"
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(Carlo Bo, Diario aperto e chiuso 1932-1944)

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Nato a Sestri Levante nel 1911 e morto a Genova nel 2001, grande critico letterario e senatore a vita della Repubblica Italiana. Nel 1947 viene eletto Rettore dell'università di Urbino, carica che ha mantenuto fino alla morte. Nonostante gli studi a Genova, e le successive tappe della grande carriera letteraria, Firenze e Milano in particolare, egli per tutta la vita appena poteva tornava a Sestri.Innamorato della sua città, ne era avidamente curioso e ogni volta voleva essere aggiornato su tutto. Il suo Letteratura come vita è ancora oggi un caposaldo imprescindibile della letteratura moderna. Altrettanto importanti i suoi interventi letterari che per decenni hanno caratterizzato la pagina culturale del Corriere della Sera e dei più grandi giornali italiani.

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Nessuna pretesa di definire, in questo articolo, la figura del grande e rigoroso critico della letteratura, non soltanto italiana, del Novecento, partecipe del mondo culturale fiorentino delle riviste Il Frontespizio e Campo di Marte e la conseguente polemica sull'ermetismo, eminente francesista, Rettore magnifico per mezzo secolo dell'Università di Urbino, esponente di un cattolicesimo "non assestato, non formale, nemmeno troppo ortodosso e rigoroso", firma prestigiosa del Corriere della sera, senatore a vita. Soltanto frammenti di pensieri sulla sua concezione della letteratura e la sua religiosità di ricerca. "...Rifiutiamo una letteratura come illustrazione di consuetudini e di costumi comuni, aggiogati al tempo, quando sappiamo che è una strada, e forse la strada più completa, per la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza. A questo punto è chiaro come non possa esistere...un'opposizione fra letteratura e vita. Per noi sono tutt'e due, e in ugual misura, strumenti di ricerca e quindi di verità: mezzi per raggiungere l'assoluta necessità di sapere qualcosa di noi...La letteratura è la vita stessa, e cioè la parte migliore e vera della vita... Non crediamo più ai letterati padroni gelosi dei loro libri...Non esiste un mestiere dello spirito... valore di un testo dipende appunto dal suo grado di vita, dal modo in cui è stata rispettata la vera realtà dei nostri movimenti". Sono schegge tratte dal saggio Letteratura come vita (1938), uno dei documenti più decisivi della nuova civiltà letteraria, un manifesto che ha fondato la cultura del secondo Novecento.
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Letteratura come richiamo alla Verità


Sin dai primi studi pubblicati sulla rivista fiorentina Il Frontespizio, Carlo Bo dette un senso alla nuova letteratura, segnò con indiscutibile dignità il distacco dalle precedenti generazioni, e indirizzò la nostra cultura ad un autentico dialogo europeo. La forza rovente della letteratura si misura, per Carlo Bo, dalla sua potenzialità di accogliere la vita, di intervenire sulla realtà in forma di intervento morale, nel richiamo quasi mistico, agostiniano e pascaliano, a una letteratura di esistenza e di problemi, "non contaminata dagli umori e dalle passioni del momento". Da Letteratura come vita si diramano le fertili, sistematiche esplorazioni di Bo degli autori francesi, italiani e spagnoli, introducendo in Italia scrittori di tensione etica e noetica come Kafka, Eliot, Maritain, Mauriac, Claudel, Mallarmé, Unamuno, Garcia Lorca.
Una letteratura, quella che interessava a Carlo Bo, che non si occupa delle vanità, della sola estetica, ma che tende alla formazione umana e presuppone una fedeltà continua alle proprie idee e ai propri ideali, compito specifico non solo degli scrittori, ma anche dei critici. "E che cos'è per noi la lettura se non tenere in mano questa parte viva della verità e consumarsi per non saperla restituire, che cos'è se non durare su questo oggetto chiuso e palpitante dell'animo?". Caratteristica di Carlo Bo critico letterario è la sua capacità di lettura attentissima a cogliere in ogni testo la misteriosa presenza della poesia, unita a un incomparabile, mai arreso e appagato interrogativo morale. Egli è rimasto fra i pochi a conservare integro il senso delle domande brucianti, carico di assoluto, che investono, per voce dei poeti, i fatti fondamentali della nostra vita. Per questo il suo interesse andava verso quella cultura cattolica che in Francia aveva espresso Pascal, prima, Maritain, Claudel e Mauriac, poi, mentre tra gli italiani la sua attenzione andrà soprattutto a Leopardi e a Serra, per arrivare a Don Mazzolari (Don Mazzolari e altri preti, 1980) e Giovanni Testori (1995). Così, al centro di due suoi fondamentali saggi: L'eredità di Leopardi (1964) e La religione di Serra (1967) batte e ribatte l'antica idea della letteratura come vita, nei termini ancora vivi e brucianti di un'esemplare, unitaria fedeltà alle domande, al dialogo continuo di ieri e di oggi: quale il destino della letteratura? quale la sua parte nella nostra vita? quale la responsabilità dello scrittore?"L'arte non ha né il compito né il dovere di migliorare la natura dell'uomo, ma deverispondere inequivocabilmente alla ricerca della verità" . Questo rinnovato, convinto richiamo alla responsabilità morale dello scrittore comporta per l'ultimo Bo una duplice e risoluta dinamica. Di ricerca, di conferma calda e persino accorata dei nessi profondi tra l'arte e la vita. E al tempo stesso d'allarme e contestazione quando si perdano questi legami tra letteratura e tempo dell'uomo, tra letteratura e senso morale della poesia. Scriveva in Riflessioni critiche (1953): "I veri romanzi si riconoscono e dal punto di partenza e dal punto di arrivo, che lasciano appunto questa sensazione di vita. Quando il lettore è costretto a dire "questa è la vita", "questa è proprio la vita", è allora che la funzione del romanziere è definitivamente riuscita".
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Per Carlo Bo i grandi scrittori della cultura cristiana europea del Novecento non erano soltanto oggetto di studio severo e approfondito, ma anche condivisione convinta, appassionata e tormentata della stessa fede. E ad Elio Vittorini, che nell'immediato dopoguerra, chiamava a raccolta attorno al Politecnico tutti gli intellettuali, compresi gli idealisti e i cattolici, in nome di un nuovo impegno di direzione politica, Bo rispose appellandosi invece al rinnovamento interiore dell'uomo: "Siamo pronti a combattere contro l'ingiustizia, ma qualcosa dentro di noi ci avverte che questa ingiustizia comincia da noi, che il male che vediamo in spaventose forme esteriori ha un'esatta rispondenza nel nostro cuore". Alla risposta di Vittorini che chiamava in causa Cristo, Bo ribatteva: "Sono sicuro di avere ragione nel mio grido, ma nello stesso modo sono sicuro delle mie mancanze, di perdere quotidianamente l'offerta della verità...Cristo bisogna inventarlo dentro di noi e allora non nascerà più come un pretesto esterno...Permetti che io lo difenda in me, in questa prigione di attesa e di dolore" (Cristo non è cultura, poi in Lo scandalo della speranza, 1957). "Nasceva così il dilemma tra salvezza interiore del "cristiano" e fiducia del "marxista" nel riscatto della storia, che avrebbe dominato la cultura letteraria e politica italiana per molti anni, sia pure con fasi e modi differenti, dalla guerra fredda al crollo del muro di Berlino.
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È il periodo in cui, se la sinistra esercitò un'innegabile egemonia culturale, il cattolicesimo moderato ebbe gran parte del potere politico: e poiché tra le sue file le personalità erano relativamente poche, Bo esercitò un ruolo eminente. Quel ruolo però se l'era guadagnato negli anni in cui le leve del potere stavano altrove e i venti della moda spiravano verso altri lidi. Se l'era guadagnato per la virtù che Piero Bargellini, il compagno di strada di Frontespizio, gli aveva riconosciuto in una lettera di commiato: "La tua non è abilità critica o sensibilità d'occhio. È capacità d'anima"" (Pietro Gibellini). Il 31 dicembre 2000 Avvenire aveva interpellato alcuni intellettuali sulle questioni fondamentali del XXI secolo. Questa la risposta di Carlo Bo: "La sopravvivenza, fisica e morale, di ciò che costituisce il fattore umano. Questa sarà la "magna quaestio" del prossimo futuro. II problema drammatico della civiltà che si affaccia col nuovo secolo sarà il poter ritrovare le ragioni ultime di quei valori che consentono una vita umanamente e umanisticamente motivata, che tenga conto non solo delle cose visibili, ma anche - e soprattutto - di quelle invisibili. Il grande compito dei cristiani e degli uomini di buona volontà sarà fare un po' di spazio nel materialismo e nel consumismo globalizzati per ritrovare un'idea condivisibile delle cose superiori. Bisognerà insomma costruire insieme, credenti e no, un'altra civiltà, un mondo che sappia finalmente ritrovare lo spirito della carità cristiana: cioè saper perdonare e cercare di risolvere problemi epocali, inevitabili e giganteschi, secondo uno spirito di carità.
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Dovremo saper cambiare il mondo, come scrisse Rimbaud, ma in senso positivo, coscienti della difficoltà dell'impresa, perché il male è difficilmente aggredibile, anzi sapendo che si tratta di una scommessa perduta in partenza. Per quanto riguarda la letteratura, essa è, sempre figlia del proprio tempo, e mancando oggi valori forti, non vedo all'orizzonte la possibilità di una nuova classicità; i prossimi decenni saranno ancora tempi di sperimentalismi". Carlo Bo: un grande critico letterario, ma anche un austero, credibile maestro di vita.
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artcurel.it


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Storia di un'intervista.


Estate ’92. Sestri Levante, la cittadina di mare dove è nato e cresciuto Carlo Bo. La prima volta lo incontro lì, seduto ad un tavolino del Caffè Tritone con un gran mazzo di giornali davanti e l’immancabile sigaro tra le labbra. Hanno appena ucciso a Palermo il giudice Paolo Borsellino. Un interrogativo mi perseguita: "Ha senso continuare ad occuparsi ancora di letteratura, quando succedono cose come queste?" "Naturalmente", mi risponde dopo qualche decina di secondi. E non aggiunge altro...

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invito alla lettura dell'articolo

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DAGLI ARCHIVI STORICI DEI QUOTIDIANI

LA REPUBBLICA - IL CORRIERE DELLA SERA

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CARLO BO. LA MEMORIA VIVE A SESTRI

STORIE D' ESTATE. VACANZE D' AUTORE. Il grande critico, senatore a vita, racconta il suo " rifugio d' estate ". Le metodiche passeggiate, le letture, i ricordi..Quando quest' angolo di Liguria era terra promessa per scrittori, poeti, artisti. Il periodo piu' bello fu tra il ' 34 e il ' 38: da qui passavano Gadda, Montale, Luzi e Messina. Eravamo un allegro e amichevole cenacolo vagante " . Le lunghe nuotate e i tuffi nella Baia del Silenzio con mia sorella ". " Non ci sono piu' i pescatori e il porto ora e' pieno di yacht ".
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INVITO ALLA LETTURA DELL'ARTICOLO
Fertilio Dario Pagina 31 (3 luglio 1996) - Corriere della Sera



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CARLO BO,CITTADINO ONORARIO DELLE LETTERE


Oggi e domani a Sestri Levante e a Genova si festeggiano i novant' anni del grande critico Carlo Bo, cittadino onorario delle lettere Libri, libri e ancora libri per festeggiare i novant' anni di un uomo che di libri ha vissuto e che a molti di noi ha insegnato non soltanto a usarli, ma ad amarli e a trarne insegnamenti fondamentali.

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INVITO ALLA LETTURA DELL'ARTICOLO
Collura Matteo Pagina 37(23 marzo 2001) - Corriere della Sera

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UNA FESTA A LUI ?
CARLO BO CELEBRA L'AMICO DESCALZO.


FRANCESCO DE NICOLA. Le recenti manifestazioni indette dai comuni di Genova e di Sestri Levante per celebrare i novant' anni di Carlo Bo hanno doverosamente sottolineato i grandi meriti culturali dell' illustre festeggiato, messi in luce da chi aveva i maggiori titoli per farlo. A me invece preme sottolineare un aspetto umano non troppo noto del grande studioso, da molti considerato burbero e distaccato, soprattutto da chi ha scarsa conoscenza del carattere essenziale, riservato ma non per questo insensibile dei liguri....


INVITO ALLA LETTURA DELL'ARTICOLO
Francesco De Nicola - La Repubblica — 04 aprile 2001 pagina 14 sezione: GENOVA



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SILENZIO A SESTRI.
CARLO BO E' TORNATO PER SEMPRE


Ai funerali celebrati ieri ha partecipato anche il presidente della Repubblica Ciampi Silenzio a Sestri, Carlo Bo è tornato per sempre DAL NOSTRO INVIATO SESTRI LEVANTE - Carlo Bo se n' è andato così, in un infuocato pomeriggio d' estate, attraversando un attonito angolo di Liguria in questa stagione affollato di turisti giustamente dimentichi di tutto quanto può far pensare a qualcosa di opposto alla vita. Era il suo angolo, questo, dove scoscende in mare la sua Sestri Levante e dove gli fu dato nascere nell' ormai remoto 1911.


INVITO ALLA LETTURA DELL'ARTICOLO
Collura Matteo Pagina 35 (25 luglio 2001) - Corriere della Sera



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CARLO BO, L'ULTIMO TESTIMONE DELLA LETTERATURA

Era specialista del mondo francese, ma il suo talento non conosceva confini. Camillo Sbarbaro, supplente di greco, gli insegnò cos' era la poesia..


INVITO ALLA LETTURA DELL'ARTICOLO
Collura Matteo, Raboni Giovanni, Nascimbeni Giulio Pagina 31(22 luglio 2001) Corriere della Sera



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CARLO BO,
L' UOMO CHE VIDE TRAMONTARE IL ROMANZO


A un anno dalla morte ricordo del grande critico cattolico, diviso tra la passione per la letteratura e lo scetticismo per la mediocrità della produzione più recente.
Ci sono immagini, figure, presenze che la morte allontana da noi con una rapidità vertiginosa, come se in quel momento il legame che le univa a noi si spezzasse di colpo lasciandole libere di sprofondare, per dirla con Thomas Mann, nel «pozzo del passato», e altre che essa sembra invece lasciarci stranamente vicine, persino più vicine di quando erano, se così si può dire, dal nostro stesso lato della realtà. Ho provato la seconda (la più confortante e, insieme, la più inquietante) di queste due sensazioni ogni volta che mi è capitato di pensare a Carlo Bo da quando, nel luglio dello scorso anno, si è conclusa la sua lunga vita..


INVITO ALLA LETTURA DEL ARTICOLO
Raboni Giovanni - Pagina 33 (18 luglio 2002) - Corriere della Sera

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LA TESTIMONIANZA DI VIGORELLI: SULLA SPIAGGIA DI SESTRI PARLANDO DI CAPOLAVORI E BELLE DONNE

«Si formò alla scuola francese e divenne l' anti-Croce». «I critici suoi contemporanei, e più quelli venuti in piena autonomia dopo di lui e persino contro, ognuno gli deve qualcosa, qualche domanda, qualche risposta, e tutti non possono negargli di dovere a lui quell' apertura di porte, di finestre, di frontiere su una Europa letteraria sconosciuta o malconosciuta, della quale a turno qualche specialista conosceva questo o quello scrittore, mentre egli pareva chiamarli all' appello tutti e da ogni parte, per farne ciascuno ed insieme i "membri di un ideale circolo dell' anima"». Così Giancarlo Vigorelli scriveva di Carlo Bo in una testimonianza critica premessa al vasto volume che del grande critico raccoglie gli scritti principali, Letteratura come vita (Rizzoli, 1994, a cura di Sergio Pautasso).

Collura Matteo - Pagina 33 (18 luglio 2002) - Corriere della Sera

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CARO CHARLIE CARLINO CARLO BO


Montale lo chiama «Charlie», Bigongiari «Carlino», Giacomini «zio Carlo». Castellani, più in soggezione, si rivolge al «prof. Carlo Bo, attentissimo lettore, scrittore acuto, magnifico rettore».
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INVITO ALLA LETTURA DELL'ARTICOLO
Armando Besio, La Repubblica — 25 aprile 2004 pagina 10 sezione: MILANO

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CARLO BO: CARO GUEGLIO...

Lettera di Carlo Bo a Vincenzo Gueglio - introduzione a Mario, la fortunata storia, narrata da Vincenzo Gueglio, vincitrice al premio Pavese.


INVITO ALLA LETTURA DELL'ARTICOLO
fratellifrilli.com



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CARLO BO : LETTURE CONSIGLIATE,

SAGGIO DI VINCENZO GUEGLIO

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